NEWS FROM DIAGNOSTIC WORLD: I Beni Culturali NEI VIDEOGIOCHI - IL CASO STUDIO DEL FORO DI AUGUSTO A ROMA
Negli ultimi anni, grazie al successo dell'industria dei videogiochi, anche il settore delle tecnologie applicate ai beni culturali ha iniziato a muoversi verso la possibilità di diffondere la conoscenza del Patrimonio e lo studio del passato attraverso il “gioco” che, come è ben noto, rappresenta un ottimo strumento didattico, migliorando i processi cognitivi e rendendo i dati storici e archeologici facilmente comprensibili a tutti.
Il “gioco serio” si inserisce proprio all’interno delle recenti tecnologie di modellazione e visualizzazione 3D, che hanno portato allo sviluppo di musei virtuali e applicazioni interattive.
L'uso della realtà virtuale (VR) nel dominio del patrimonio culturale risale alla fine degli anni '80: infatti nel 1990, per la prima volta, il ricercatore Paul Reilly coniò il termine "Archeologia virtuale" (VA) per descrivere l'uso di simulazioni virtuali di scavi archeologici.
In particolare, oggi vi presentiamo il lavoro di un gruppo di ricerca del CNR-ISPC (Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche), per descrivere accuratamente le diverse e complesse fasi di realizzazione di un gioco educativo di narrativa ambientale (EEN) per PlayStation® VR, “A Night in the Forum”, ambientato nella Roma di età augustea. Il suo obiettivo è quello di far comprendere al giocatore la complessità dell'amministrazione della Roma imperiale attraverso le dinamiche dello storytelling e dell'apprendimento attraverso la pratica.
Il videogioco, disponibile sul Playstation Store, è stato sviluppato da VRTRON20 e dal CNR ITABC per quanto riguarda la modellazione 3D di beni storici, in collaborazione con il Museo dei Fori Imperiali di Roma per la consulenza storica nell'ambito del Progetto Europeo REVEAL.21.
Il giocatore viene proiettato nel Foro di Augusto dove deve trascorrere un'intera notte esplorando le antiche architetture. L'utente veste i panni di un guardiano che deve vigilare di notte sia gli spazi pubblici che quelli sacri del Foro e predisporli per l'apertura del giorno successivo, smistando le tavolette negli archivi, accendendo i bracieri nella sala, ecc… Durante il viaggio, poi, il giocatore ha la possibilità di scoprire informazioni e storie sul Foro e sui suoi elementi (statue, decorazioni, cerimonie rituali).
Ma quali sono i requisiti che si devono rispettare nella realizzazione di un gioco per i Beni Culturali rispetto ad un videogioco “normale”?
Per prima cosa è il gioco che deve adattarsi all'ambiente storicamente accertato e mai il contrario. Dunque, non ci si può sbizzarrire con gli scenari di fantasia, ma è necessaria un’accuratezza storica e una fedeltà nella ricostruzione virtuale del passato, imponendo molti limiti e aumentando i tempi di produzione, i costi e il numero di esperti e professionisti interdisciplinari, in grado di occuparsi sia del mondo della computer grafica sia dell'archeologia. La ricerca, infatti, può svolgere un ruolo fondamentale per valutare nuovi modelli di interazione, meccaniche di gioco e creazione di contenuti.
I modelli 3D creati per la ricostruzione degli scenari di gioco sono comunemente definiti “figurativi”, ovvero rappresentano la realtà in modo plausibile. Fondamentalmente la realizzazione di questi videogiochi si basa su tre passaggi:
- La pre-produzione che prevede studi preliminari comprendenti attività di rilievo 3D, digitalizzazione e raccolta delle fonti storiche.
- La produzione che riguarda principalmente l'aspetto dell'interpretazione archeologica, la ricostruzione attraverso la modellazione 3D degli asset di gioco, la validazione del background storico, l'analisi delle prestazioni e l'ottimizzazione degli asset.
- Creazione e authoring, che si occupano del layout grafico e della simulazione ambientale attraverso la composizione della scena all'interno del motore grafico e l'aggiunta di dettagli che conferisconorealismo, come luci, effetti particellari, suoni, ecc.
I motori di gioco come Unreal Engine e Unity 3D, solo per citarne alcuni, sfruttano una combinazione di trame per riprodurre il comportamento fisico delle superfici all’illuminazione. Questa texture è chiamata PBR o rendering basato sulla fisica. Tra le proprietà più utilizzate, vengono impiegate diversi tipi di texture PBR (albedo, rugosità, effetto metallico ed emissione).
Nel caso del Foro, la realizzazione delle superfici è stata laboriosa e complessa per la quantità di elementi architettonici complessi e dei materiali utilizzati, come i diversi tipi di marmo bianco e colorato (bianco Carrara, pavonazzetto, giallo antico, africano e cipollino) spesso combinati in decorazioni geometriche policrome.
Dopo aver assemblato l'ambiente, si passa all’allestimento della scena e ai suoni disposti in posizioni specifiche al fine di migliorare l'esperienza immersiva (vento che soffia, abbaiare, rumori della strada, ecc.).
Se l’articolo, vi ha interessato, vi consiglio di leggere il lavoro originale!
Martina
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