News from diagnostic world: Understanding the degradation of the blue colour in the wall paintings of Ariadne's house (Pompeii, Italy) by non-destructive techniques.
Nella rubrica di oggi diamo spazio ai risultati di una recentissima ricerca frutto della collaborazione tra l’Università dei Paesi Baschi, l’Università di Valladolid (Spagna) ed il Parco Archeologico di Pompei.
L’articolo è stato pubblicato su Journal of Raman Spectroscopy. Siamo certamente abituati alle straordinarie bellezze che Pompei , periodicamente, ci regala grazie al lavoro appassionato del team che continua a scavare per riportarne alla luce tutti i segreti. È meno frequente, però, che si parli di come i materiali scoperti siano caratterizzati e conservati.
Come sappiamo, la caratterizzazione è certamente necessaria non solo per la pianificazione di adeguati interventi di restauro, ma anche per arricchire il bagaglio di conoscenze storiche e comprendere il livello tecnologico a cui era arrivata la fiorente città distrutta dal Vesuvio.
Nell’articolo che vi proponiamo oggi, Prieto-Taboada e i suoi collaboratori ci spiegano come hanno eseguito l’analisi delle decorazioni blu della Casa di Arianna (Regio VII), le quali risultavano estremamente degradate a causa di varie condizioni ambientali avverse, dovute soprattutto agli anni in cui il sito archeologico versava in uno stato di semi abbandono.
Tuttavia, anche con i successivi interventi di conservazione, gli autori fanno notare che oramai le decorazioni avevano subito una profonda alterazione e che vi erano ancora svariati agenti di degrado. Tra questi, l’attacco biologico e la formazione di sali solubili erano tra le problematiche più evidenti ed estese.
Al fine di comprendere l’alterazione delle decorazioni originariamente blu, i ricercatori hanno applicato tecniche non distruttive e in situ (in particolare, XRF, ATR-FTIR e spettroscopia Raman ) per analizzare le decorazioni blu della stanza 22 della domus. I risultati hanno rivelato la presenza di Blu Egizio e celadonite, con una particolare stratigrafia che suggerisce la presenza di un’opera antecedente a quella visibile oggi.
Gli autori fanno notare che la celadonite – che si trova nello strato più antico- era un pigmento economico, al contrario del Blu Egizio – più recente- e che questo è correlabile al maggiore benessere economico dei proprietari della residenza, i quali, in un certo momento, si poterono permettere di decorare l’abitazione con un pigmento più costoso.
Con l’ approccio multianalitico, il team è riuscito anche a comprendere le cause del degrado delle decorazioni: non vi sveliamo altro di questo interessantissimo articolo: qui!!
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