L’archeobotanica come strumento per ricostruire il rapporto uomo-ambiente
Le piante non sono una novità nel mondo di Research for Cultural Heritage. Si è parlato del legno, di sostanze coloranti ottenute da piante come lo zafferano, di DNA antico e di paleo-diete ricostruite grazie allo studio degli isotopi stabili. Una branca di studio ancora qui inesplorata è, però, costituita dall’archeobotanica.
Che cos’è l’archeobotanica?
Come suggerisce il nome stesso, l’archeobotanica è una branca della paleobotanica che studia i fossili vegetali rinvenuti in contesti archeologici. Attraverso questo tipo di analisi si possono ottenere informazioni riguardanti l’interazione degli uomini con le piante, il loro utilizzo (es. dieta, piante officinali, materiali da costruzione), l’ambiente del passato e il modo in cui questo è stato influenzato dall’uomo.
Quali materiali vengono studiati?
I materiali studiati nell’ambito dell’archeobotanica possono essere suddivisi in base alle loro dimensioni. Distinguiamo infatti i macro-resti (es. semi, frutti, legno), visibili ad occhio nudo, i meso-resti (semi, cuticole), meglio osservabili attraverso l’ausilio di una lente di ingrandimento o di uno stereo-microscopio, ed i micro-resti (polline, fitoliti, granuli di amido), non visibili ad occhio nudo.
Frutti di canapa e di grano tenero osservati allo stereo-microscopio. Foto dell'autrice. |
Le modalità di fossilizzazione indirette includono invece le impronte (presenti, per esempio, sulla ceramica) e la compressione carboniosa.
Infine, alcuni resti possono arrivare fino a noi grazie alla conservazione duripartica. Si tratta della conservazione di componenti vegetali in uno stato sostanzialmente inalterato dovuto alla resistenza all'ossidazione e al mutamento fisico di specifiche parti delle piante. Questi includono il polline, le spore e le cuticole. La sporopollenina, il principale costituente delle esine di spore e polline, è infatti resistente a un'ampia varietà di stress biotici e abiotici. Questa sostanza, tuttavia, decade in condizioni aerobiche. In minor modo, anche la cutina, la componente principale delle cuticole, ha una lunga resistenza in ambienti anaerobici.
Come vengono rinvenuti i resti vegetali?
Setacci impilati per effettuare una setacciatura a secco. Foto dell'autrice. |
Come vengono identificati i resti archeobotanici?
I resti così rinvenuti e separati possono essere identificati grazie alla loro forma, dimensioni e, in alcuni casi, al colore. Vengono osservati attraverso diversi tipi di microscopi ottici e confrontati con atlanti di riferimento. Altre fonti utili sono le fonti iconografiche, storiche e i ricettari.
Mosaico dalla Casa del Fauno di Pompei conservato nel Museo Archeologico di Napoli, Italia. Sono raffigurate numerose piante, tra cui un melograno, delle pigne ed una spiga di grano. (Foto dell’autrice)
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