News from Diagnostic World: Nuove scoperte dalla tomba di Kha e Merit
Se non siete nuovi lettori di questo blog, vi ricorderete senz’altro degli studi condotti su alcuni dei meravigliosi reperti rinvenuti nella tomba egizia di Kha e Merit, conservati presso il Museo Egizio di Torino. Per chi, invece, non conoscesse la loro storia, Kha e Merit non erano una coppia regnanti o appartenenti alla famiglia reale, ma comuni cittadini. Kha, in particolare, era il responsabile dei lavori alla corte della XVIII dinastia e lavorava alla costruzione delle tombe dei faraoni; pertanto, la sua abitazione doveva essere necessariamente collocata nel villaggio di Deir-el-Medina, soprannominato dall’archeologo Ernesto Schiaparelli il “villaggio degli operai”. Fu proprio nei pressi del villaggio che, durante una delle missioni di scavo, Schiaparelli portò alla luce una tomba piccola, ma riccamente decorata e contenente un corredo di 467 oggetti, attualmente conservati al Museo Egizio: era la tomba di Kha e sua moglie Merit.
Non mi soffermerò sulla storia o le caratteristiche della tomba, sui suoi proprietari o sul corredo preparato con cura per la vita nell’al di là: per un preciso ed affascinante racconto, basterà ascoltare le parole del Direttore del Museo Egizio Christian Greco, durante le sue “Passeggiate del Direttore ”. Oggi, invece, parlerò di un singolo oggetto rinvenuto nella tomba, ovvero un vasetto in alabastro alto poco più di 20 cm. Grazie a precedenti analisi non distruttive e non invasive, realizzate mediante tecniche ad altissima risoluzione, i ricercatori avevano suggerito che il contenuto del vasetto potesse essere di natura organica (un mix di grassi e cere). Nel recente lavoro della dottoressa Giulia Festa e coautori, dal titolo “Identifying the Unknown Content of an Ancient Egyptian Sealed Alabaster Vase from Kha and Merit’s Tomb Using Multiple Techniques and Multicomponent Sample Analysis in an Interdisciplinary Applied Chemistry Course” è stato analizzato in maniera diretta il contenuto di questo piccolo vasetto, prelevando pochi milligrammi del liquido, ormai solidificato, colato sul lino che ricopre il tappo del vaso. L’indagine ha previsto l’utilizzo di fluorescenza di raggi X, microscopia elettronica a trasmissione, spettroscopia di raggi X, gascromatografia-spettrometria di massa e spettroscopia di risonanza magnetica nucleare. Interpretando i risultati di tutte le analisi effettuate, il gruppo di studio ha ipotizzato che il materiale contenuto nel vaso potrebbe essere un grasso di origine vegetale, più specificatamente un olio. In questo caso, tuttavia, il condizionale è d’obbligo, visto l’alto grado di invecchiamento e la piccolissima quantità di campione analizzabile.
Questa volta, però, la particolarità del progetto e dell’indagine non va ricercata nell’eccezionalità del campione, quanto nell’eccezionalità del gruppo di ricerca. Nel progetto, infatti, sono stati coinvolti gli studenti universitari del corso di Archeometria, introducendoli alle metodologie che normalmente sono messe in atto dai ricercatori durante lo studio di un campione di pregio e interesse archeologico. L’archeometria, infatti, prevede l’applicazione di diverse tecniche d’analisi, appartenenti spesso a campi differenti. In aggiunta, è fondamentale avere informazioni storico-archeologiche sugli oggetti in studio e, soprattutto, imparare ad interpretare risultati scientifici non standard, poiché provenienti da campioni estremamente degradati e di piccole dimensioni: nel mondo dell’archeometria, il campionamento del materiale da analizzare è spesso un’ardua impresa.
Maggiori informazioni:
- Festa, G., et al. "Identifying the Unknown Content of an Ancient Egyptian Sealed Alabaster Vase from Kha and Merit’s Tomb Using Multiple Techniques and Multicomponent Sample Analysis in an Interdisciplinary Applied Chemistry Course." Journal of Chemical Education (2020). https://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/acs.jchemed.0c00386
- Le Passeggiate del Direttore: La tomba di Kha e Merit - Prima parte (S.1, E.15) https://www.youtube.com/watch?v=Yo2-Ies99e0
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