Palazzo Guiccioli: cornice d’amore tra arte, storia e poesia
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Sapevate che il famoso poeta inglese George Byron ha vissuto in Italia all’inizio del 1800 per diversi anni, dopo aver abbandonato l’Inghilterra?
Lo scrittore sostò in diverse città italiane tra cui Milano, Venezia, Pisa e Genova, ma lasciò il suo cuore a Ravenna, dove visse per due anni presso una dimora nobiliare come cavalier servente di Teresa Gamba. Tale dama, di cui egli si innamorò perdutamente durante una festa a Venezia, era la terza moglie del Conte Alessandro Guiccioli, appartenente a una nobile famiglia ravennate. Tra i due, marito e moglie, c’erano trentasette anni di differenza. Teresa Gamba infatti aveva appena ventun anni quando sposò il Conte per suggellare un’unione d’interesse tra le due famiglie. Il poeta Byron accettò di diventare suo amante e visse in affitto presso il palazzo del Conte Guiccioli, dove si appassionò inoltre alla causa risorgimentale italiana e ivi scrisse altre sue opere letterarie. Tale dimora, ubicata nel centro di Ravenna, è ancora oggi conosciuta da tutti come Palazzo Guiccioli e può vantare di aver accolto nei secoli altri personaggi importanti oltre Lord Byron, quali Luigi Carlo Farini, medico, politico e personaggio di spicco del risorgimento italiano, e Giuseppe Garibaldi, di passaggio a Ravenna nei giorni che segnarono la famosa “trafila garibaldina”.
Attualmente l’edificio è in fase di restauro poiché al suo interno verrà allestito un museo che accoglierà le preziose collezioni byroniane e del periodo del Risorgimento. Durante il mio lavoro di tesi mi sono occupata dello studio delle sale di questo splendido Palazzo seicentesco e nello specifico sono stati analizzati i dipinti murali delle volte delle sale del piano nobile, nelle quali ha vissuto il poeta inglese. Una di queste stanze è stata dipinta proprio durante il periodo della permanenza del poeta e, probabilmente, è stato lui stesso a commissionare il lavoro. É infatti presente, all’interno dei Diari (Byron 1989), una frase del poeta che afferma: “[...] essendosi presentato Lega (il mio segretario, un italianismo per “intendente” o “primo domestico”) per dirmi che il pittore ha ultimato il dipinto a fresco della stanza cui ha lavorato negli ultimi tempi. Sono andato a vederlo prima di uscire. Tutto sommato il pittore non se l’è cavata male nel copiare le tavole di Tiziano e compagnia [...]” (Byron 1989).
Queste stanze sono, infatti, riccamente affrescate e durante la fase di restauro, per agevolare il lavoro dei restauratori, sono stati eseguiti degli studi diagnostici. Il mio lavoro di tesi, svolto presso il Laboratorio Diagnostico dei Beni Culturali dell’Università di Bologna, Campus di Ravenna, oltre ad essere stato un fondamentale supporto ai lavori di restauro, mi ha permesso di approfondire la storia delle pitture di queste sale, di provare a definirne gli autori, ma soprattutto ha permesso di datare cronologicamente il periodo della loro esecuzione.
In contemporanea, quindi, al lavoro effettuato in laboratorio sui campioni di pigmenti prelevati dalle pitture delle volte, è stata sviluppata un’accurata ricerca di fonti utili riguardanti il tema di studio, anche attraverso la consultazione degli atti notarili e giudiziari presso l’Archivio di Stato di Ravenna; infine, grazie al materiale ritrovato, è stato realizzato un confronto storico-stilistico. Le due fasi principali del lavoro di tesi si sono svolte di pari passo, l’una in aiuto dell’altra.
Le volte del piano nobile presentano uno stile tipicamente neoclassico e sono caratterizzate dall’uso di modelli predefiniti, quali grottesche, arabeschi, figure geometriche stilizzate, figure mitologiche, trofei, strumenti musicali, ecc. Grazie anche alle testimonianze bibliografiche e archivistiche è stato possibile supporre che il periodo di messa in opera delle pitture oggetto di studio sia il 1800, nello specifico i primi decenni del secolo, proprio quelli in cui vi ha vissuto la famiglia Guiccioli. Nei diari scritti da Alessandro Guiccioli, nipote del Conte omonimo, si legge: “Mio nonno in occasione del suo matrimonio aveva montato la casa riccamente, almeno per le idee della Romagna di allora” (Guiccioli 1932). Il matrimonio in questione è quello con Teresa Gamba e lo stile “della Romagna di allora” era appunto il neoclassico.
Le tempistiche ipotizzate secondo i documenti d’archivio e le fonti letterarie farebbero supporre come arco temporale quello in cui Alessandro Guiccioli acquistò l’edificio dalla famiglia Osio, dal 1802 in poi. L’uso, infatti, di alcuni pigmenti prelevati dalle pitture delle volte, studiati e indagati con la tecnica SEM-EDS e con la tecnica Raman, confermerebbero tale supposizione. Fra di essi, si annoverano il blu di Prussia che, utilizzato a partire dal 1724, “incontrò un grande favore presso gli artisti del XIX secolo”, proprio nel periodo in cui furono realizzate le pitture studiate (Fiori 2006). Inoltre, il bianco di bario risulta ugualmente un utile riferimento cronologico, in quanto è impiegato proprio dalla seconda metà del XVIII secolo. Alla pari di questi, se non più utili per la vicinanza con le ipotesi bibliografiche, sono i colori verde di Scheele, utilizzato dal 1778 fino a metà Ottocento, e il verde smeraldo, impiegato dal 1816 in avanti. Un forte contributo è stato dato anche dal giallo di Cromo, in commercio dal 1809.
Alla luce dei risultati ottenuti con gli approfondimenti effettuati è stato possibile creare dei confronti e delle analogie importanti; le conclusioni storico-stilistiche cui si è giunti hanno trovato ampio riscontro con gli esiti delle analisi diagnostiche. Le ipotesi attributive, allo stesso modo, hanno permesso di inquadrare maggiormente l’ambito artistico romagnolo di inizio Ottocento, cercando di spostare l’attenzione dalle più note attribuzioni faentine ad una più vicina assegnazione riscontrabile all’ambito ravennate.
Bibliografia:
- Byron G. G., Diari, Roma-Napoli, Theoria,1989
- Fiori C., I materiali dei beni culturali. Caratteristiche, classificazioni, degrado, Roma, Aracne, 2006
- Guiccioli A., Memorie della famiglia Guiccioli (1796-1849), Roma, La “Nuova antologia”, 1932
- Melis M. B., Materiali e tecniche dei dipinti murali di Palazzo Guiccioli a supporto di una lettura storica, 2017
Io vissi quasi per un anno a Ravenna, ma all'epoca mi persi completamente la ricca storia di Palazzo Guiccioli.
RispondiEliminaDavvero un bel articolo. Non conoscevo la storia di Byron e Teresa Gamba. Complimenti.
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