La doratura
Sin dall’antichità, l’oro è sempre stato considerato simbolo di potere e sinonimo di regalità; le popolazioni antiche hanno sfruttato ampiamente la sua lucentezza e incorruttibilità per rappresentare gli dei e il mondo del divino. A seconda dell’opera e del periodo storico, questo elemento è stato triturato ed applicato come pigmento, unito al vetro per realizzare tessere per mosaico, fuso e cesellato per produrre meravigliosi oggetti di oreficeria. Tuttavia, uno dei metodi più amati da antichi artisti e artigiani per lavorare l’oro ed usarlo nelle loro opere d’arte è stato senz’altro la doratura.
La doratura è una tecnica di decorazione caratteristica della pittura su tavola e della miniatura, utilizzata tuttavia anche su altri supporti, sia bidimensionali che in rilievo. Prevede solitamente l’utilizzo di sottilissime foglie di oro, preparate da artigiani specializzati (chiamati, non a caso, battiloro) per battitura (nel Medioevo si usava solitamente battere un ducato d’oro) fra due strati di pelle, utili per ammortizzare il colpo del martello. Mediante questa tecnica era possibile ottenere diversi metri quadri di superfice d’oro in foglia.
Prima di procedere alla doratura, la superficie scelta doveva essere preparata ad accogliere questa particolare e delicata decorazione. Una delle metodologie applicate per la preparazione soprattutto delle tavole lignee consisteva nella stesura del bolo armeno, un’argilla untuosa e ricca di ossidi di ferro, da qui il tipico colore rosso, che conferisce alla foglia d’oro una tonalità molto calda e accesa. Erano necessarie più stesure di bolo (solitamente 4), a concentrazioni differenti, per poter ottenere una superficie adeguata ad accogliere la doratura. Al termine del procedimento, dopo aver lasciato seccare completamente la superficie, questa veniva lisciata e brunita con la pietra d’agata per renderla il più compatta possibile. Così pronta, la superficie era nuovamente inumidita con acqua e chiara d’uovo in modo da predisporla ad accogliere, infine, la foglia d’oro.
Alternativa alla preparazione a bolo era l’uso della missione, ovvero un mordente composto da una densa miscela oleo-resinosa con forti proprietà adesive. La missione era stesa solo laddove andava applicata la foglia d’oro che, una volta incollata, era successivamente spazzolata con un pennello leggero per eliminarne l’eccesso. Questa tecnica ben si prestava alle decorazioni minute (fiori, piccole stelle, arabeschi e riccioli), poiché era stesa con un pennello, quasi fosse una tempera.
Preparata la base, si passava al taglio della foglia oro con un coltello su un cuscino apposito. La foglia d’oro veniva quindi prelevata con un pennello sottile e delicato: la debole forza elettrostatica presente sia sul pennello che sull’oro permetteva di poter spostare la foglia nella porzione di opera selezionata.
Tra le tecniche di doratura bisogna sicuramente ricordare anche quella che prevedeva l’applicazione sulla superficie da decorare (solitamente nel caso di dorature su metallo o per opere in porcellana) di un amalgama di oro e mercurio, da scaldare per permettere l’evaporazione di quest’ultimo. A seconda della percentuale di oro presente nell’amalgama, la doratura poteva risultare più compatta o più leggera.
La doratura inizia a diffondersi nel mondo antico già nel periodo ellenistico ed è ampliamente applicata a Roma in età imperiale per decorare non solo elementi architettonici e mobilio, ma anche armi e statue di marmo (che, come ben sappiamo, non erano bianche ma riccamente colorate) o di metalli meno nobili.
Durante il Medioevo e nel Rinascimento, i pittori affidarono buona parte degli effetti di luce su opere murali alla doratura. Questo tipo di decorazione era applicata a pittura finita, dunque solo quando la malta era completamente asciutta. Le foglie d’oro potevano essere applicate sui dipinti murali attraverso due metodologie: nel primo caso, le foglie sottilissime erano inizialmente applicate su un supporto costituito da un foglio di stagno (mediante vernice a spirito) e, successivamente, cosparse sul retro con la missione, infine tagliate secondo la forma voluta e applicate sull’intonaco; in alternativa, era l’intonaco da dorare ad essere trattato con la “missione” e solo dopo 24 ore di asciugatura si poteva procedere alla stesura delle foglie d’oro tal quali, sovrapponendole leggermente per non lasciare spazi scoperti.
Per decorare parti in rilievo, la doratura veniva data con la tecnica cosiddetta “a conchiglia”, che consisteva in oro in polvere aggregato a gomma arabica (oppure albume o ancora colla animale, a seconda della fonte). Si formava così una piccola pallina dorata da sciogliere in acqua e applicare a pennello.
Nelle opere lignee policrome, la doratura era eseguita con i procedimenti propri della pittura su tavola e poteva coprire la pienezza dello sfondo (le cosiddette tavole a fondo oro), le aureole dei Santi o piccole porzioni decorate. Uno dei più noti esempi di questa tecnica è ben visibile nella meravigliosa Maestà di Duccio di Buoninsegna. Grazie alla presenza sulla tavola di una spessa preparazione a “gesso e colla” e, talvolta, anche del bolo, la doratura poteva essere usata anche per sottolineare delle aree incise del dipinto: è questo il caso delle decorazioni a punzone. Utilizzando, infatti, questo piccolo arnese si potevano incidere sulla superficie immagini stilizzate come foglie e fiori, fino a festoni completi. Vista l’estrema sottigliezza della foglia oro, questa poteva essere tranquillamente adagiata nella depressione lasciata dal punzone, ottenendo così un particolare effetto di luce agli occhi dello spettatore.
Nel campo della scultura lignea, in particolar modo durante il periodo Barocco, prende piede la moda di imitare i risultati di tecniche artistiche applicate a materiali considerati più nobili, proprio come i metalli. Per questo, l’uso di laccare il legno di bianco (a imitazione del marmo) e di ricoprirlo con la foglia d’oro si diffuse largamente in Europa, come pure l’abitudine di adornare le chiese con grandi porzioni di stucco, rigorosamente coperte da foglia oro.
Una volta affrontate le tipologie principali decorazione a doratura, la prima domanda che un conservation scientist si pone è sempre: la doratura subisce degrado? Se sì, per quali cause? Come conservarla al meglio? Proveremo a rispondere a queste domande presto, con un nuovo articolo!
La doratura è una tecnica di decorazione caratteristica della pittura su tavola e della miniatura, utilizzata tuttavia anche su altri supporti, sia bidimensionali che in rilievo. Prevede solitamente l’utilizzo di sottilissime foglie di oro, preparate da artigiani specializzati (chiamati, non a caso, battiloro) per battitura (nel Medioevo si usava solitamente battere un ducato d’oro) fra due strati di pelle, utili per ammortizzare il colpo del martello. Mediante questa tecnica era possibile ottenere diversi metri quadri di superfice d’oro in foglia.
La cornice è stata preparata dall'artigiano con alcuni strati di bolo armeno (la parte rossa). La base, una volta inumidita, è pronta per ricevere la foglia d'oro |
Alternativa alla preparazione a bolo era l’uso della missione, ovvero un mordente composto da una densa miscela oleo-resinosa con forti proprietà adesive. La missione era stesa solo laddove andava applicata la foglia d’oro che, una volta incollata, era successivamente spazzolata con un pennello leggero per eliminarne l’eccesso. Questa tecnica ben si prestava alle decorazioni minute (fiori, piccole stelle, arabeschi e riccioli), poiché era stesa con un pennello, quasi fosse una tempera.
Preparata la base, si passava al taglio della foglia oro con un coltello su un cuscino apposito. La foglia d’oro veniva quindi prelevata con un pennello sottile e delicato: la debole forza elettrostatica presente sia sul pennello che sull’oro permetteva di poter spostare la foglia nella porzione di opera selezionata.
Anche Klimt applicava le tecniche tradizionali quando adoperava la foglia oro nelle sue opere! Gif tratta dal film Woman in gold, del 2015 |
Tra le tecniche di doratura bisogna sicuramente ricordare anche quella che prevedeva l’applicazione sulla superficie da decorare (solitamente nel caso di dorature su metallo o per opere in porcellana) di un amalgama di oro e mercurio, da scaldare per permettere l’evaporazione di quest’ultimo. A seconda della percentuale di oro presente nell’amalgama, la doratura poteva risultare più compatta o più leggera.
La doratura inizia a diffondersi nel mondo antico già nel periodo ellenistico ed è ampliamente applicata a Roma in età imperiale per decorare non solo elementi architettonici e mobilio, ma anche armi e statue di marmo (che, come ben sappiamo, non erano bianche ma riccamente colorate) o di metalli meno nobili.
Durante il Medioevo e nel Rinascimento, i pittori affidarono buona parte degli effetti di luce su opere murali alla doratura. Questo tipo di decorazione era applicata a pittura finita, dunque solo quando la malta era completamente asciutta. Le foglie d’oro potevano essere applicate sui dipinti murali attraverso due metodologie: nel primo caso, le foglie sottilissime erano inizialmente applicate su un supporto costituito da un foglio di stagno (mediante vernice a spirito) e, successivamente, cosparse sul retro con la missione, infine tagliate secondo la forma voluta e applicate sull’intonaco; in alternativa, era l’intonaco da dorare ad essere trattato con la “missione” e solo dopo 24 ore di asciugatura si poteva procedere alla stesura delle foglie d’oro tal quali, sovrapponendole leggermente per non lasciare spazi scoperti.
Per decorare parti in rilievo, la doratura veniva data con la tecnica cosiddetta “a conchiglia”, che consisteva in oro in polvere aggregato a gomma arabica (oppure albume o ancora colla animale, a seconda della fonte). Si formava così una piccola pallina dorata da sciogliere in acqua e applicare a pennello.
Maestà di Duccio di Buoninsegna, tempera su tavola, 1308-1311, Museo dell'Opera Metropolitana del Duomo di Siena |
Nel campo della scultura lignea, in particolar modo durante il periodo Barocco, prende piede la moda di imitare i risultati di tecniche artistiche applicate a materiali considerati più nobili, proprio come i metalli. Per questo, l’uso di laccare il legno di bianco (a imitazione del marmo) e di ricoprirlo con la foglia d’oro si diffuse largamente in Europa, come pure l’abitudine di adornare le chiese con grandi porzioni di stucco, rigorosamente coperte da foglia oro.
Una volta affrontate le tipologie principali decorazione a doratura, la prima domanda che un conservation scientist si pone è sempre: la doratura subisce degrado? Se sì, per quali cause? Come conservarla al meglio? Proveremo a rispondere a queste domande presto, con un nuovo articolo!
Bibliografia:
- AA.VV., Le tecniche artistiche a cura di Corrado Maltese, ed. Mursia 2009
- Guido Botticelli, Metodologie di restauro delle pitture murali, ed. Centro Di, 2007
- Cennino Cennini, il libro dell’arte, ed. Neri Pozza, 2009
Bellissimo, esaustivo e coinvolgente .....
RispondiEliminaCi aggiungo solo un piccolo "trucco" da addetto ....
Il pennello morbido, di solito martora vienesfregato sul mento sia per "elettrizzarlo" sia per renderlo impalpabile e adesivo grazie al "unto" umano
Bravisima!!! Muy clara la explicación. Así es como lo he aprendido hace casi 30 años en Italia.
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