News from diagnostic world: From “Vermeer Illuminated” to “The Girl in the Spotlight”
Tutti gli amanti dell’arte e dei beni culturali conoscono l’opera “Ragazza con l’orecchino di perla” (o “Ragazza con turbante”), dipinta nel 1665 dal fiammingo Johannes Vermeer e attualmente conservata presso la Mauritshuis dell’Aja, Paesi Bassi.
Non tutti sanno, invece, che nel 1994 quest’opera ha subito un intervento di restauro (effettuato in galleria e durante gli orari di apertura del museo), i cui risultati sono descritti in dettaglio in diversi articoli, libri e documentari dedicati. Tra tutto il materiale divulgativo inerente al progetto di conservazione del dipinto, sono presenti anche i risultati dell’indagine scientifica contemporanea agli interventi conservativi. Questi riguardano lo stato dell’opera prima dei trattamenti, prendendo in considerazione tutti gli strati componenti l’opera, nonché lo studio delle fasi di restauro.
Negli anni ’90 furono prelevati campioni da analizzare sia in sezione lucida (mediante microscopia ottica, SEM-EDS e FTIR), sia in polvere (attraverso tecniche quali HPLC, GC-MS, TLC). L’approccio multi-analitico del progetto permise di identificare i pigmenti della tavolozza di Vermeer, oltre all’olio scelto come legante. Inoltre, lo studio permise di riconoscere i materiali utilizzati nei precedenti restauri della tela (una storia veramente lunga, che parte nel 1881). Ovviamente, l’uso di tecniche non invasive, come ultravioletti, raggi X, infrarossi e luce visibile hanno permesso di documentare lo stato del dipinto durante le diverse fasi dell’intervento di restauro.
Nel 2018, grazie anche alla disponibilità di migliori tecnologie scientifiche rispetto al 1994 e allo sviluppo di nuove linee di ricerca, è nato il nuovo progetto ‘The Girl in the Spotlight’, in cui si è cercato di rispondere a domande ancor più specifiche riguardo i materiali e le tecniche esecutive applicate da Vermeer. Sono stati utilizzati metodi ad alta risoluzione e precisione (sia fotografici che chimico-fisici) per documentare il nuovo stato in cui l’opera si trovava. Fortunatamente, questa volta non c’è stato bisogno di effettuare prelievi sul ritratto: infatti il nuovo ciclo di indagini è stato effettuato sulle sezione lucide realizzate per il primo progetto di ricerca del 1994. Tra la strumentazioni di ultima generazione messe in campo, tra cui il FIB-STEM (Focused Ion Beam – Scanning Trasmission Electron Microscope).
Il progetto di ricerca è ben riassunto nell’articolo “From ‘Vermeer Illuminated’ to ‘The Girl in the Spotlight’: approaches and methodologies for the scientific (re-)examination of Vermeer’s Girl with a Pearl Earring”, pubblicato su Heritage Science da Abbie Vandivere e coautori (nel novero dei firmatari dell’articolo sono inclusi anche tutti coloro i quali hanno collaborato dietro le quinte del progetto, menzionati come “The Girl in the Spotlight research team”). Al suo interno troverete tutti i riferimenti necessari ad approfondire ogni aspetto delle due indagini scientifiche condotte sulla “ragazza”, distanti 24 anni l’una dall’altra.
L’articolo è gratuitamente accessibile qui, dove potrete trovare interessantissimi spunti di riflessione sulla diagnostica applicata a opere d’arte e a come questa disciplina possa fornire risultati sempre più accurati grazie allo sviluppo di nuove tecnologie.
Non tutti sanno, invece, che nel 1994 quest’opera ha subito un intervento di restauro (effettuato in galleria e durante gli orari di apertura del museo), i cui risultati sono descritti in dettaglio in diversi articoli, libri e documentari dedicati. Tra tutto il materiale divulgativo inerente al progetto di conservazione del dipinto, sono presenti anche i risultati dell’indagine scientifica contemporanea agli interventi conservativi. Questi riguardano lo stato dell’opera prima dei trattamenti, prendendo in considerazione tutti gli strati componenti l’opera, nonché lo studio delle fasi di restauro.
Negli anni ’90 furono prelevati campioni da analizzare sia in sezione lucida (mediante microscopia ottica, SEM-EDS e FTIR), sia in polvere (attraverso tecniche quali HPLC, GC-MS, TLC). L’approccio multi-analitico del progetto permise di identificare i pigmenti della tavolozza di Vermeer, oltre all’olio scelto come legante. Inoltre, lo studio permise di riconoscere i materiali utilizzati nei precedenti restauri della tela (una storia veramente lunga, che parte nel 1881). Ovviamente, l’uso di tecniche non invasive, come ultravioletti, raggi X, infrarossi e luce visibile hanno permesso di documentare lo stato del dipinto durante le diverse fasi dell’intervento di restauro.
Nel 2018, grazie anche alla disponibilità di migliori tecnologie scientifiche rispetto al 1994 e allo sviluppo di nuove linee di ricerca, è nato il nuovo progetto ‘The Girl in the Spotlight’, in cui si è cercato di rispondere a domande ancor più specifiche riguardo i materiali e le tecniche esecutive applicate da Vermeer. Sono stati utilizzati metodi ad alta risoluzione e precisione (sia fotografici che chimico-fisici) per documentare il nuovo stato in cui l’opera si trovava. Fortunatamente, questa volta non c’è stato bisogno di effettuare prelievi sul ritratto: infatti il nuovo ciclo di indagini è stato effettuato sulle sezione lucide realizzate per il primo progetto di ricerca del 1994. Tra la strumentazioni di ultima generazione messe in campo, tra cui il FIB-STEM (Focused Ion Beam – Scanning Trasmission Electron Microscope).
Il progetto di ricerca è ben riassunto nell’articolo “From ‘Vermeer Illuminated’ to ‘The Girl in the Spotlight’: approaches and methodologies for the scientific (re-)examination of Vermeer’s Girl with a Pearl Earring”, pubblicato su Heritage Science da Abbie Vandivere e coautori (nel novero dei firmatari dell’articolo sono inclusi anche tutti coloro i quali hanno collaborato dietro le quinte del progetto, menzionati come “The Girl in the Spotlight research team”). Al suo interno troverete tutti i riferimenti necessari ad approfondire ogni aspetto delle due indagini scientifiche condotte sulla “ragazza”, distanti 24 anni l’una dall’altra.
L’articolo è gratuitamente accessibile qui, dove potrete trovare interessantissimi spunti di riflessione sulla diagnostica applicata a opere d’arte e a come questa disciplina possa fornire risultati sempre più accurati grazie allo sviluppo di nuove tecnologie.
Link completo all’articolo:
https://heritagesciencejournal.springeropen.com/articles/10.1186/s40494-019-0307-5
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