Diagnostica & Restauro: lo straordinario caso del Crocifisso ligneo di Donatello
Nonostante si siano fatti grandi passi in avanti per quanto riguarda l’integrazione della diagnostica negli interventi di restauro, purtroppo sono ancora molti i casi in cui questi due mondi non riescono a comunicare. Quando, però, questo contatto avviene, gli incredibili risultati permettono di valorizzare non solo il Bene Culturale stesso, ma le singole figure professionali – i diagnosti ed i restauratori – coinvolti nell’intervento.
Fig. 1. Il Crocifisso
di Donatello come
attualmente si presenta ai visitatori di
Santa Maria dei
Servi (Padova).
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Fig.2. Il Crocifisso
come si presentò
agli addetti ai lavori prima dell’intervento di restauro.
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Oggi parliamo del restauro del Crocifisso ligneo di Donatello (Fig.1), attualmente conservato nella Basilica di Santa Maria dei Servi a Padova. L’opera fu attribuita al celebre artista solamente nel 2008 dopo approfonditi studi bibliografici; la difficoltà di attribuzione era dovuta soprattutto alla modifica subita dalla scultura che, probabilmente nel Settecento, fu coperta con una patina di finto bronzo, secondo i gusti dell’epoca (Fig. 2).
Prima di qualsiasi intervento di restauro, è stata pianificata un’approfondita campagna diagnostica che ha previsto radiografie, analisi in UV, ricostruzioni 3D, TAC e, naturalmente, le indagini stratigrafiche.
Le radiografie hanno permesso a diagnosti e restauratori di avere una prima idea riguardo la complessità dell’opera su cui stavano per intervenire: l’indagine ha evidenziato le giunture, le parti in metallo e la generale irregolarità della superficie, dovuta sia al legno di pioppo utilizzato da Donatello che alle rifiniture non originali.
Le informazioni morfologiche sono state successivamente integrate anche da quelle ottenute con la TAC: in questo caso, essenziale è stata l’individuazione delle parti innestate ad incastro e le zone che erano state trattate con gesso, pigmenti e biacca, le quali dovevano essere rimosse al fine di rendere di nuovo visibile il legno.
Le ricostruzioni 3D, prima e dopo il restauro, sono state eseguite con lo scopo di ottenere dati esatti circa le proporzioni della scultura, oltre che una visione dettagliata dell’opera. Inoltre, il 3D ha permesso di ottenere un negativo dell’opera, per realizzare un “guscio” ad hoc in polistirolo, indispensabile per le operazioni di trasporto.
Assieme a queste tecnologie, l’osservazione della superficie in luce riflessa ha consentito ai restauratori di studiare in modo ravvicinato i particolari della scultura, mentre le indagini stratigrafiche hanno permesso di analizzare ogni singolo strato, discriminando i materiali ritenuti non originali applicati nel corso dei secoli.
La rimozione della patina bronzea è stata effettuata solo alla fine della campagna diagnostica: tale scelta risultò assolutamente sensata, poiché i restauratori, avvalendosi dei risultati delle analisi scientifiche, poterono eseguire con maggiore sicurezza la delicata operazione. Ricordiamo, infatti, che la pulitura si configura come una procedura estremamente delicata su qualsiasi opera d’arte, immaginiamo cosa possa voler dire dover operare su una scultura di Donatello! In questo caso, la pulitura si rivelò complicata per svariate ragioni: per esempio, si rese necessario sapere quanto spessa fosse la patina per non rimuovere il legno originale sottostante e, soprattutto, comprenderne la natura, di modo da scegliere dei solventi adeguati. Le risposte a queste domande giunsero, ovviamente, dai risultati scientifici precedentemente ottenuti.
La scelta del dimetilsolfossido ed etilacetato come solventi hanno permesso l’efficace solubilizzazione della patina bronzea. Tuttavia, la pulitura venne condotta anche al di sotto di questo strato, a causa delle colle animali e cere di diversa natura che erano state applicate sul legno nel corso dei secoli in tentativi mal riusciti di restauro.
Il Crocifisso è stato infine ricollocato nella Chiesa di Santa Maria dei Servi, dove attualmente è conservato. I risultati della campagna diagnostica e del restauro sono raccolti in un volume scaricabile dal sito ufficiale: http://www.donatello.beniculturali.it/
Con questo caso studio speriamo di avervi fatto comprendere quanto importante sia il lavoro di scienziati e restauratori e come tale cooperazione possa condurre a risultati altrimenti irraggiungibili.
Alla prossima!
Francesca
Enti che hanno partecipato al restauro:
- Fondazione Centro per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali “La Venaria Reale”
- Diagnostica per l’arte Fabbri di Davide Bussolari (Campogalliano – MO)
- Laboratorio di Udine della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia (ora Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia)
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