Film&Art: Artemisia – Passione estrema
Roma, 1610. In un convento governato da regole ferree e da un religioso senso del pudore, vive una ragazza curiosa e ribelle. Figlia di un pittore, la fanciulla ha l’arte nelle vene e, assieme a questa, un’immensa sete di conoscenza. Poche sono le possibilità di esercitarsi nel disegno e così sfrutta la notte ed il buio della sua camera per allenarsi con l’anatomia umana, aiutandosi con uno specchio e una candela rubata. Scoperta dalle monache, la ragazza verrà cacciata dal convento. Tuttavia, con gran sorpresa delle religiose, ella sarà non solo giustificata, ma ripresa in casa dal padre: egli, infatti, vede in lei un grande potenziale d’artista.
Così la ragazza crescerà, lontana dal bigottismo delle suore, come apprendista nella bottega del padre, Orazio Gentileschi. Lei, infatti, è Artemisia Gentileschi e negli anni, nonostante l’imponente cultura maschilista e le rigide leggi dello Stato Pontificio dell’epoca (sapevate che era proibito alle apprendiste pittrici studiare l’anatomia maschile?) si affermerà come una delle più dotate pittrici della storia dell’arte, nonché tra i più importanti pittori della scuola caravaggesca, tanto da superare il padre in capacità e fama.
Nonostante le preghiere e le raccomandazioni del padre Orazio, Artemisia non riuscì mai ad ottenere l’ammissione all’Accademia di Belle Arti e fu costretta ad imparare l’arte della pittura prima in casa, rimanendo relegata nella bottega paterna, poi sotto la guida di Agostino Tassi, pittore tardo manierista che fu per Artemisia più di un maestro.
Il ritratto che scaturisce da “Artemisia -Passione estrema” di Agnès Merlet, seppur a volte lontano da quanto trasmesso dalle fonti storiche per necessità di sceneggiatura, è quello di una ragazza testarda, ribelle ed estremamente talentuosa; consapevole delle proprie capacità e per questo arrogante e disubbidiente. Artemisia vive in maniera passionale, sempre spinta dal desiderio di apprendere l’arte del dipingere e dell’amare. Nulla le impedisce di raggiungere i suoi obiettivi, tantomeno la sua condizione di donna nel XVII secolo.
Una piccola chicca per gli amanti dell’affascinante mondo delle botteghe d’artista: nel film sono minuziosamente messi in scena attimi di vita di cantiere, in cui sono ben rappresentate le fasi di preparazione e realizzazione di un affresco (dalla lavorazione dei cartoni, allo spolvero, fino alla stesura del colore sul muro), oltre alla quotidianità delle botteghe di Gentileschi e Tassi (l’allestimento delle pose teatrali dei modelli e delle modelle, l’uso dei marchingegni da pittura, la preparazione delle tele e persino la scelta della giusta sfumatura di colore da conferire ai pigmenti).
Così la ragazza crescerà, lontana dal bigottismo delle suore, come apprendista nella bottega del padre, Orazio Gentileschi. Lei, infatti, è Artemisia Gentileschi e negli anni, nonostante l’imponente cultura maschilista e le rigide leggi dello Stato Pontificio dell’epoca (sapevate che era proibito alle apprendiste pittrici studiare l’anatomia maschile?) si affermerà come una delle più dotate pittrici della storia dell’arte, nonché tra i più importanti pittori della scuola caravaggesca, tanto da superare il padre in capacità e fama.
Nonostante le preghiere e le raccomandazioni del padre Orazio, Artemisia non riuscì mai ad ottenere l’ammissione all’Accademia di Belle Arti e fu costretta ad imparare l’arte della pittura prima in casa, rimanendo relegata nella bottega paterna, poi sotto la guida di Agostino Tassi, pittore tardo manierista che fu per Artemisia più di un maestro.
Il ritratto che scaturisce da “Artemisia -Passione estrema” di Agnès Merlet, seppur a volte lontano da quanto trasmesso dalle fonti storiche per necessità di sceneggiatura, è quello di una ragazza testarda, ribelle ed estremamente talentuosa; consapevole delle proprie capacità e per questo arrogante e disubbidiente. Artemisia vive in maniera passionale, sempre spinta dal desiderio di apprendere l’arte del dipingere e dell’amare. Nulla le impedisce di raggiungere i suoi obiettivi, tantomeno la sua condizione di donna nel XVII secolo.
Una piccola chicca per gli amanti dell’affascinante mondo delle botteghe d’artista: nel film sono minuziosamente messi in scena attimi di vita di cantiere, in cui sono ben rappresentate le fasi di preparazione e realizzazione di un affresco (dalla lavorazione dei cartoni, allo spolvero, fino alla stesura del colore sul muro), oltre alla quotidianità delle botteghe di Gentileschi e Tassi (l’allestimento delle pose teatrali dei modelli e delle modelle, l’uso dei marchingegni da pittura, la preparazione delle tele e persino la scelta della giusta sfumatura di colore da conferire ai pigmenti).
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