Film&Art: Big Eyes
Rimanendo sul tema del femminismo e della difficile affermazione nel mondo dell’arte da parte delle donne, già affrontato con l’articolo su “la passione di Artemisia”, ci catapultiamo nell’arte contemporanea degli anni ’50-‘60 con la storia di Margaret Keane, la pittrice dei bambini dai grandi occhi, interpretata magnificamente da Amy Adams nel film di Tim Burton “Big eyes”.
Il lungometraggio, scorrevole ed avvincente, narra il dramma di una donna abbindolata e defraudata della sua arte dal marito Walter, aspirante pittore avido di successo e di denaro, che la costringe a firmare i suoi dipinti con il suo nome, spacciandosi come l’autore delle opere della moglie.
Così, con il ricatto morale che nessuno avrebbe comprato i quadri di Margaret senza la carismatica personalità del marito, perché “l’arte prodotta dalle donne non vende”, i due coniugi escogitano una truffa, creano un intero impero, un vero e proprio business retto dalla menzogna, in cui lui vive sotto i riflettori, appropriandosi di tutti i meriti e lei, fragile ed insicura, inizia a dire bugie agli acquirenti e persino alla figlia, rinunciando alla maternità di quei bambini dagli occhi grandi e irreali, caratteristici dell’espressionismo kitsch e sentimentale che conquistò l'America.
Emblematica è la scena del confessionale, dove persino il prete prende le parti dell’uomo e consiglia a Margaret di fidarsi delle scelte del marito.
Presto, però, Margaret, stanca di tacere, decide di chiedere il divorzio e di rendere pubblica la verità, rivendicando il merito di ogni sua opera.
Il film termina con il grottesco e paradossale processo in tribunale, in cui viene chiesto ai due ex coniugi di dimostrare la verità platealmente.
Riuscirà, quindi, la nostra protagonista a vincere la causa, mostrando con orgoglio a tutti i suoi “Big eyes”?
Martina
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