Il nostro cervello: tra mondi impossibili e realtà
Sapevate che circa il 70% delle informazioni in arrivo al cervello provengono dai nostri occhi? La vista è pertanto il nostro senso principale e, una volta acquisite le immagini, il cervello le percepisce grazie alla conversione degli impulsi luminosi in stimoli neurali, mediante un processo di cui vi avevamo precedentemente parlato nel blog . Tuttavia, vi sarà sicuramente capitato di trovarvi di fronte a inganni spaziali, ovvero a qualche elemento nel campo visivo che contraddice le usuali regole di percezione tali da non essere più in grado di stabilire distanze, orientamento o dimensioni degli oggetti osservati. Si tratta di vere e proprie illusioni ottiche. Il 22 Aprile a Napoli, presso il Palazzo delle arti, si concluderà la mostra di colui che ha fatto delle illusioni ottiche opere d’arte: Escher. Ma per comprenderne l’arte e l’abilità bisogna quindi capire da dove derivano questi inganni per il nostro cervello.
Belvedere – M.C. Escher |
Quali sono i processi attraverso cui il cervello è in grado di riconoscere gli oggetti, il codificando le informazioni sensoriali e fornendo un'interpretazione il più possibile esatta del mondo esterno?
Ecco le regole principali:
• Regola della prossimità: Gli elementi più vicini vengono percepiti come parte di un insieme;
• Regola della somiglianza: Tendenza a "mettere insieme" elementi che sono simili o ripetuti;
• Regola della continuità: Tendenza a seguire l'apparenza dell'allineamento generale degli elementi di una figura;
• Regola della chiusura: Tendenza a vedere le forme come delineate da un margine continuo ed ignorare eventuali interruzioni di tale continuità;
• Senso: Tendenza a interpretare un disegno nel modo che ci sembra più comune.
Altri due aspetti fondamentali per la ricostruzionei delle immagini nel nostro cervello sono:
1) L’organizzazione della figura-sfondo: è la tendenza a distinguere una figura dal suo sfondo e viceversa;
2) La percezione della profondità. Questa deriva da indici monoculari, provenienti dal singolo occhio, o binoculari. Esempi di indici monoculari cognitivi sono l’ombreggiatura, l’elevazione (più un oggetto è vicino alla linea dell'orizzonte, più ci sembra lontano) e la prospettiva lineare. La convergenza oculare (quanto più un oggetto è vicino, tanto più gli occhi devono convergere per vederlo) e la disparità retinica (le immagini che si formano nella retina sono leggermente diverse nei due occhi) sono invece informazioni provenienti da entrambi gli occhi.
È quindi chiaro che, se il nostro cervello si trova di fronte a inganni visuali che mettono in crisi una delle regole precedenti, la ricostruzione delle immagini può generare delle vere e proprie illusioni ottiche.
Secondo John Pettigrew, un neurobiologo dell'Università del Queensland a Brisbane, esse nascono quando gli occhi percepiscono cose completamente differenti, facendo saltare il cervello da un'immagine all'altra, senza decidere quale sia quella vera.
Torniamo quindi ad Escher e proviamo a capire cosa accade alle nostre capacità percettive di fronte a un classico tra le illusioni ottiche: il cubo di Necker. Diversamente dalla rappresentazione prospettica di un cubo in cui la faccia anteriore è più grande di quella posteriore, il cubo di Necker ha le due facce di uguali dimensioni. Questa situazione produce sulla retina un’immagine che il cervello può interpretare in due modi diversi (esistono infatti due possibili facce anteriori). Di fronte al problema di quale sia la posizione in cui si trova il cubo, il cervello continua a oscillare tra l’una e l’altra possibilità. Attraverso questa ambiguità visiva, Escher è stato in grado di trasformare nella sua opera Belvedere, un enorme cubo di Necker, in un vero e proprio mondo impossibile, segno distintivo della sua arte.
Alessandra
Riferimenti Bibliografici:
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