News from Diagnostic World: Egyptian grave goods of Kha and Merit studied by neutron and gamma techniques
Non è la prima volta che vi raccontiamo, su questo blog, dell’Antico Egitto, dei suoi misteri e della sua smisurata cultura.
Tra gli argomenti più citati, quando si parla di Egitto, ritroviamo sicuramente le ricche e inaccessibili tombe dei faraoni e con esse tutte le maledizioni da cui sarebbero protette. Tuttavia, esistono esempi di tombe altrettanto interessanti, sia dal punto di vista storico che scientifico, che però non appartengono alle famiglie reali succedutesi per secoli sul trono d’Egitto.
Quella dell’architetto (o direttore dei lavori) Kha e di sua moglie Merit è l’esempio più ricco e completo di tomba non appartenente alla famiglia reale finora ritrovato e conservato al di fuori dell’Egitto. La struttura, scoperta a Deir el-Medina dalla Missione Archeologica Italiana nel 1906, risale al “Nuovo Regno” (1425-1353 a.C.).
Nel lavoro “Egyptian grave goods of Kha and Merit studied by neutron and gamma techniques”, di Festa et al., si è cercato di dare qualche risposta ad alcuni dei quesiti che negli anni gli archeologi si sono posti a proposito del ricco corredo della tomba di Kha. Qualche anticipazione dei risultati, di recente pubblicati sulla rivista Angewandte Chemie, era stata già presentata al pubblico durante la conferenza “Archeologia dell’Invisibile” tenuta dal Direttore del Museo Egizio di Torino, il Dott. Christian Greco, e durante la presentazione orale “New results from the ARKHA Project. ARchaeology of the invisible: unveiling the grave-goods of KHA” della Dott.ssa Giulia Festa. Entrambe gli eventi si sono svolti all’interno del X Congresso Nazionale AIAr, tenutosi a Torino tra il 14 e il 17 febbraio 2018.
Il gruppo di ricerca ha applicato metodi non invasivi e non distruttivi per studiare i beni conservati all’interno della tomba di Kha. Lo scopo era svelare il contenuto di un vaso di alabastro e di una situla di metallo senza doverli aprire. Inoltre, durante le indagini, è stato possibile riconoscere la lega costituente la situla, nonché il livello tecnologico di produzione di manufatti in metallo raggiunto a quell’epoca.
Le analisi sono state realizzate presso le strutture dell’ISIS Neutron and Muon source (UK). Nello specifico, si è scelto di studiare gli oggetti con la radiografia e la tomografia neutronica (entrambe ad alta risoluzione), la diffrazione neutronica e la prompt-gamma activation analysis. Così, sono state ottenute immagini sia in sezione che in 3D dei beni in studio, permettendo ai ricercatori di ipotizzare che il contenuto del vaso di alabastro fosse di materiale organico e che la situla contenesse bitume. I risultati della diffrazione neutronica hanno permesso di supporre l’uso di diverse leghe di bronzo per la realizzazione della situla, il che può dar adito a diverse ipotesi sulle competenze tecnologiche messe in atto dai fabbri Egizi.
Dunque, non vi resta che andare a fare una passeggiata all’interno degli splendidi corridoi del Museo Egizio di Torino per ammirare con i vostri occhi gli splendidi tesori sepolti assieme a Kha e Merit.
Tra gli argomenti più citati, quando si parla di Egitto, ritroviamo sicuramente le ricche e inaccessibili tombe dei faraoni e con esse tutte le maledizioni da cui sarebbero protette. Tuttavia, esistono esempi di tombe altrettanto interessanti, sia dal punto di vista storico che scientifico, che però non appartengono alle famiglie reali succedutesi per secoli sul trono d’Egitto.
Quella dell’architetto (o direttore dei lavori) Kha e di sua moglie Merit è l’esempio più ricco e completo di tomba non appartenente alla famiglia reale finora ritrovato e conservato al di fuori dell’Egitto. La struttura, scoperta a Deir el-Medina dalla Missione Archeologica Italiana nel 1906, risale al “Nuovo Regno” (1425-1353 a.C.).
Nel lavoro “Egyptian grave goods of Kha and Merit studied by neutron and gamma techniques”, di Festa et al., si è cercato di dare qualche risposta ad alcuni dei quesiti che negli anni gli archeologi si sono posti a proposito del ricco corredo della tomba di Kha. Qualche anticipazione dei risultati, di recente pubblicati sulla rivista Angewandte Chemie, era stata già presentata al pubblico durante la conferenza “Archeologia dell’Invisibile” tenuta dal Direttore del Museo Egizio di Torino, il Dott. Christian Greco, e durante la presentazione orale “New results from the ARKHA Project. ARchaeology of the invisible: unveiling the grave-goods of KHA” della Dott.ssa Giulia Festa. Entrambe gli eventi si sono svolti all’interno del X Congresso Nazionale AIAr, tenutosi a Torino tra il 14 e il 17 febbraio 2018.
Il gruppo di ricerca ha applicato metodi non invasivi e non distruttivi per studiare i beni conservati all’interno della tomba di Kha. Lo scopo era svelare il contenuto di un vaso di alabastro e di una situla di metallo senza doverli aprire. Inoltre, durante le indagini, è stato possibile riconoscere la lega costituente la situla, nonché il livello tecnologico di produzione di manufatti in metallo raggiunto a quell’epoca.
Le analisi sono state realizzate presso le strutture dell’ISIS Neutron and Muon source (UK). Nello specifico, si è scelto di studiare gli oggetti con la radiografia e la tomografia neutronica (entrambe ad alta risoluzione), la diffrazione neutronica e la prompt-gamma activation analysis. Così, sono state ottenute immagini sia in sezione che in 3D dei beni in studio, permettendo ai ricercatori di ipotizzare che il contenuto del vaso di alabastro fosse di materiale organico e che la situla contenesse bitume. I risultati della diffrazione neutronica hanno permesso di supporre l’uso di diverse leghe di bronzo per la realizzazione della situla, il che può dar adito a diverse ipotesi sulle competenze tecnologiche messe in atto dai fabbri Egizi.
Dunque, non vi resta che andare a fare una passeggiata all’interno degli splendidi corridoi del Museo Egizio di Torino per ammirare con i vostri occhi gli splendidi tesori sepolti assieme a Kha e Merit.
Bibliografia:
- G. Festa, T. Minniti, L. Arcidiacono, M. Borla, D. Di Martino, F. Facchetti, E. Ferraris, V. Turina, W. Kockelmann, J. Kelleher, R. Senesi, C. Greco, C. Andreani, Angew. Chem. Int. Ed. 2018, 57, 7375. https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/anie.201713043
- G. Festa, T. Minniti, L. Arcidiacono, M. Borla, D. Di Martino, F. Facchetti, E. Ferraris, V. Turina, W. Kockelmann, J. Kelleher, R. Senesi, C. Greco, C. Andreani, Angew. Chem. Int. Ed. 2018, 57, 7375. https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/anie.201713043
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