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News from diagnosti world: Lo scheletro di Atacama non è un extraterrestre (ovvero, quando l’approccio scientifico salva i beni culturali dalle dicerie)

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La storia di “Ata”, la mummia di Atacama, ebbe inizio una mattina tra l’agosto e l’ottobre 2003, quando fu scoperta avvolta in un panno da un cacciatore di tesori, nelle vicinanze dell’antica chiesa di La Noria, una vecchia città mineraria abbandonata nel pieno deserto di Atacama, Cile. Data la sua insolita fisionomia, la mummia passò di mano in mano fino al suo attuale proprietario: Ramón Navia-Osorio. Da subito la scoperta ottenne un’incredibile risonanza:
le prime fotografie mostravano un piccolissimo essere umano alto 14 centimetri, con strutture anatomiche perfettamente formate e proporzionate, un cranio allungato e appuntito, 10 costole invece di 12, grandi orbite e un dente completamente erotto. Di cosa si trattava?

Lo scorso 22 marzo, a 15 anni dalla scoperta di Ata, Genome Research, grazie ad un team di ricerca capitanato da Garry Nolan dell’Università di Stanford, mette un punto a quella che sembrerebbe essere solo una triste storia (Bhattacharya et al, 2018). Lo stesso team aveva iniziato a studiare approfonditamente il piccolo corpo già nel 2012, sottoponendolo a diverse analisi – fotografia ad alta risoluzione, radiografie, tomografia computerizzata e sequenziamento dell’intero genoma – ottenendo interessanti risultati preliminari. Lo scopo era quello di: includere (o escludere) l’incidenza di qualche sindrome o malattia rara, determinare l’età alla morte, verificare la specie di appartenenza (Bhattacharya et al, 2018, supplementary material). Medici specializzati in anomalie nella crescita in età pediatrica, in particolare in disordini genetici del sistema scheletrico, decretarono che si trattava di un bambino (umano) morto tra i 6 e gli 8 anni di età (sulla base dello stadio di accrescimento delle epifisi osservato tramite radiografie), e che le anormalità osservate non erano riferibili a nessun disordine pediatrico conosciuto. Ciò ha portato all’analisi del genoma del campione, con la speranza di riuscire a determinare le cause genetiche alla base delle anomalie morfologiche. Dalle prime analisi del DNA, i media e i gruppi di ufologia interpretarono la “sola” copertura del ~91% delle sequenze con il genoma umano, come una prova della provenienza extraterrestre del campione. Gli autori spiegarono l’infondatezza di tali speculazioni, ma ciò non bastò ad acquietarle. Inoltre, la ricostruzione della sequenza del DNA mitocondriale mostrava una sequenza allelica in linea con l'aplogruppo B2, caratteristico della costa ovest del Sud America, orientando altre voci sul versante “nuova specie ominide del Sud America”.

I nuovi risultati fanno oggi luce sulla vera storia della piccola mummia. Gli autori confermano l’appartenenza del reperto alla specie umana ed in particolare alla popolazione cilena contemporanea, con influenze europee, asiatiche e native americane. La presenza di sequenze tipiche europee suggeriscono l’appartenenza del corpo ad un’epoca recente, sicuramente successiva alla colonizzazione europea, dunque non più antica di 500 anni; inoltre, la pressoché totale mancanza di contaminazione e degrado del DNA fa pensare che Ata sia molto più giovane, forse di poche decadi. Si tratta certamente di una bambina, probabilmente nata morta o morta neonata, del cui DNA i ricercatori hanno evidenziato numerose mutazioni genetiche e variazioni dei singoli nucleotidi (SNVs) che spiegano, finalmente, le caratteristiche fenotipiche di Ata, tra le altre: scoliosi, sindrome di Ehlers-Danlos, displasia cranioectodermica, displasia scheletrica di tipo Greenberg, ernia diaframmatica congenita. Considerando la numerosità e la gravità delle mutazioni che affliggevano l’organismo, gli autori suggeriscono la presenza di un probabile elemento aggravante, quello dovuto all’esposizione prolungata a nitrato di sodio, essendo La Noria una piccola città abbandonata precedentemente usata per la sua estrazione (Andreassi et al., 2001).
In un secondo contributo, gli autori suggeriscono il rimpatrio di Ata, inserendosi perfettamente in quel clima di tutela nei confronti dei resti umani di cui abbiamo gia parlato qui (Nolan & Butte, 2018). 

Da sempre molti sono propensi a ricercare segni di vita extra-terrestre come spiegazione a fatti straordinari, per esempio la realizzazione delle piramidi o di Stonehenge. Ma non vuol dire questo screditare la potenza dell’ingegno umano, o passare sopra un’intima sofferenza, come quella della mummia Ata? Oggi abbiamo gli strumenti scientifici e culturali per fare luce sulle molteplici sfaccettature della nostra natura, che vale forse la pena proteggere con orgoglio.  

Silvia




References

Andreassi, M.G., Picano, E., Del Ry, S., Botto, N., Colombo, M.G., Giannessi, D., Lubrano, V., Vassalle, C. and Biagini, A., 2001. Chronic long-term nitrate therapy: possible cytogenetic effect in humans?. Mutagenesis, 16(6), pp.517-521.

Bhattacharya, S., Li, J., Sockell, A., Kan, M.J., Bava, F.A., Chen, S.C., Ávila-Arcos, M.C., Ji, X., Smith, E., Asadi, N.B. and Lachman, R.S., 2018. Whole-genome sequencing of Atacama skeleton shows novel mutations linked with dysplasia. Genome research.

Nolan, G. and Butte, A., 2018. The Atacama skeleton. Genome Research, pp.gr-237834.

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