I materiali ceramici
Il celeberrimo Cratere di Eufronio (VI secolo a. C.), conservato presso il Museo Archeologico di Cerveteri (RM). |
La ceramica, termine che deriva dal greco κέραμος e significa “argilla”, intesa come “terra del vasaio”, è un materiale inorganico, con caratteristiche isolanti o semiconduttive, dalle origini antichissime, dalla vasta diffusione e strutturato in una disparata quantità di forme e colori. È formata principalmente da una
componente plastica (argilla) e da una inerte (quarzo, paglia, ossa, ossidiana, ceramica macinata, ecc.).
L’argilla è un sedimento fine (con granuli del diametro non superiore ai 2 micrometri, corrispondenti a 0.002 millimetri), non litificato (ovvero non trasformatosi in una roccia sedimentaria), costituito da fillosilicati ed alluminosilicati, ovvero da minerali composti principalmente da ossigeno e, rispettivamente, silicio o alluminio. Se idratata, l’argilla risulta essere malleabile e facilmente lavorabile; comincia ad indurirsi e a ritirarsi quando perde naturalmente acqua per disidratazione, ma una trasformazione irreversibile del suo stato avviene solamente in fase di cottura ad elevate temperature (dai 600 °C in poi).
Tuttavia, la rigidità della ceramica non dipende solo dall’argilla, ma anche dalle sostanze inerti, le quali sono poco sensibili alle alte temperature e alle deformazioni che esse possono determinare.
L’inerte contrasta il ritiro dell’argilla e costituisce un vero e proprio scheletro dell’oggetto ceramico. Esso può essere di diversa natura: in passato sono stati largamente adoperati polvere di marmo, materiale refrattario, ossidiana, ma anche ossa macinate, paglia e altri materiali organici.
La ceramica, dopo essere stata cotta, diventa un materiale duro, resistente al calore e non combustibile; di contro, risulta essere fragile agli urti e agli shock termici.
Anche il colore della ceramica è caratteristico, in quanto varia a seconda del tipo di cottura a cui viene sottoposta e in base alla presenza di alcuni ossidi. Difatti, in associazione con la composizione chimica dell’impasto, l’ambiente riducente, ovvero carente di ossigeno, determina una colorazione scura che vira dal grigio al nero; viceversa, l’atmosfera ossidante favorisce colorazioni più chiare, nel range che va dal rosso al bianco. Infatti, gli ossidi di titanio favoriscono delle tonalità che virano dal giallo al bianco, mentre gli ossidi ferrici e ferrosi conferiscono una colorazione che può variare rispettivamente dal rosso al nero e dal rosso-bruno al giallo aranciato. Inoltre, la superficie può essere rivestita di smalti e decorata con pitture.
Le indagini diagnostiche ci permetto di scoprire molto su questi materiali, che tendenzialmente si rinvengono sotto forma di vasi, porcellane, terrecotte, laterizi, terre di fusione, focolari, fornaci e via dicendo.
Una delle tecniche diagnostiche maggiormente utilizzata nello studio di questo tipo di oggetti è la termoluminescenza, la quale permette di datare e autenticare i reperti. Le indagini microscopiche consentono l’osservazione dell’impasto ceramico e delle decorazioni pittoriche, quando presenti, mentre le tecniche di Spettroscopia FT-IR, Spettroscopia Raman, Fluorescenza e Diffrazione dei Raggi X favoriscono l’identificazione sia delle sostanze costituenti la matrice e/o gli inerti sia della natura dei pigmenti e delle sostanze utilizzate nelle decorazioni pittoriche e/o negli smalti.
Con l’ausilio delle tecniche radiografiche è possibile non solo osservare gli spessori delle pareti ceramiche e individuare la presenza di minerali metallici nell’impasto, ma anche riconoscere le modalità di fabbricazione del manufatto (a colombino, a fasce, al tornio e via dicendo) e ottenere diverse informazioni circa il loro stato di conservazione. Infine, l’imaging multispettrale permette uno screening iniziale non invasivo e non distruttivo, utile per individuare la presenza di vernici e le caratteristiche nelle diverse bande dei pigmenti eventualmente presenti in opera.
Riferimenti bibliografici
- G. Bubbico, J. Crous, Ceramica. Manuale completo. Tecniche, Materiali, Realizzazioni., Firenze, 2004.
- U. Leute, Archeometria - Un'introduzione ai metodi fisici in archeologia e storia dell'arte, Roma, 1993.
- M. Martini, E. Sibilia, Datazione con termoluminescenza: principi, tecniche, campi di applicazione, in A. Castellano, M. Martini, E. Sibilia (a cura di), Elementi di archeometria, metodi fisici per i beni culturali, Milano, 2002, pag. 83-114.
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