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ANEDbc- Associazione Nazionale degli Esperti di Diagnostica e di Scienze e Tecnologie Applicate ai Beni Culturali. Analisi e proposte.

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Definire l’Esperto di Diagnostica e di Scienze e Tecnologie Applicate ai Beni Culturali non è cosa facile poiché comporta l’analisi di vari aspetti che riguardano la formazione e le esperienze lavorative. Questa professione, che prevede la fusione di conoscenze tecnico-scientifiche e la comprensione del valore storico-artistico di un bene culturale, si inserisce da tempo negli interventi di restauro come premessa di un corretto intervento di ripristino.

Indipendentemente dalla filosofia di restauro che si vuole adottare in un intervento, l'approccio analitico è l’unico che garantisce una base oggettiva su cui impostare una campagna di restauro, fermo restando che, se applicato in modo arbitrario e senza seguire regole, può portare a errori di valutazione sul bene che si intende salvaguardare. Allo stesso modo, i dati scientifici possono sostenere in modo oggettivo un’ipotesi di autenticazione, uno studio di provenienza o una qualunque altra perizia su base storico-artistica di un'opera.

Nel corso degli anni sia il settore pubblico che il settore privato hanno ben compreso i
vantaggi della presenza di un profilo tecnico-scientifico nel mondo dell’arte; tuttavia, non esistendo una vera e propria categoria professionale, le analisi diagnostiche venivano spesso svolte da
qualunque libero professionista con un profilo tecnico.
I “pionieri della diagnostica” sono stati professionisti come ingegneri, chimici, fisici, restauratori che, approcciandosi al mondo dei beni culturali, hanno compreso come l’alta eterogeneità della problematica richiedesse una conoscenza trasversale della materia e quindi la necessità di un nuovo profilo professionale differente da quelli esistenti.

Da oltre 25 anni l’Università ha cercato di dare una risposta a tale esigenza indirizzando il percorso didattico verso la multidisciplinarietà, al fine di rendere la figura dell’esperto scientifico valida e competitiva sul mercato. La variegata offerta formativa universitaria, presente in Italia, ha creato diverse specializzazioni permettendo di racchiudere in un’unica professione - quella dell’esperto scientifico per i beni culturali - le differenti competenze necessarie per poter indagare analiticamente un bene culturale e poter offrire un risultato tecnico e oggettivo agli altri operatori del settore “beni culturali” come restauratori, sovraintendenti, direttori dei musei, ecc..
Tuttavia, come accade per molte figure che nascono da una formazione interdisciplinare, l’inserimento nel mondo lavorativo non è stato agevolato, spesso a causa della confusione dei ruoli. Le Università si sono quindi ritrovate ad aver creato una figura professionale fortemente specializzata ma senza un definito sbocco lavorativo. La mancata valorizzazione giuridica di questa figura da parte degli enti pubblici, affiancata alla diffusa convinzione dei soggetti privati che la diagnostica fosse una fase d'intervento economicamente troppo esosa, ha reso ulteriormente più complessa la sua affermazione.

Al contrario di ciò che avviene in Italia, l’equivalente figura professionale all’estero – denominata “Conservation Scientist”- si è consolidata e si è inserita nell’organico di numerosi musei nazionali e privati. Questo è stato possibile poiché ci si è resi conto che un esperto scientifico interno al contesto conservativo (come per esempio un museo) permette di operare delle scelte tecniche con maggiore obbiettività durante i processi di restauro e consente di monitorare lo stato di conservazione delle opere in continuità. Inoltre, si è compreso che l’esperto scientifico non è un tecnico che necessita obbligatoriamente di strumentazioni, ma un esperto in grado di progettare un monitoraggio in maniera ragionata, scegliendo solo le analisi necessarie per la valutazione dello stato conservativo di un’opera, nonché, spesso, di progettare e monitorare i parametri ambientali in cui è inserita. In questo contesto si è giunti alla consapevolezza di come la diagnostica non fosse “esclusiva” delle grandi opere, ma potesse essere applicata trasversalmente su differenti tipologie di beni e manufatti, quotidianamente e con costi irrisori, soprattutto se confrontati con i benefici e con la possibilità di una maggiore fruizione del bene stesso.

In Italia le difficoltà maggiori risiedono ancora nella mancata conoscenza, soprattutto da parte dei legislatori, delle competenze e delle potenzialità della figura professionale, che possono essere spese nel settore del restauro, della conservazione, dell’autenticazione e della valorizzazione dei beni culturali.

Spesso anche nei progetti di restauro di opere pubbliche, i fondi per la diagnostica sono una minima parte e, a eccezione forse delle sole opere di grande valore, in alcuni casi si sceglie persino di non effettuarla, costringendo i restauratori a basarsi sulla loro esperienza, sperando che sia sufficiente. La prassi dell’analisi diagnostica è spesso “volontaria” o a discrezione del direttore dei lavori che dovrebbe valutare il tutto a priori. Ciò che in altri paesi è ormai una pratica consolidata con protocolli ben definiti, è invece in Italia riservata a pochi “illuminati” che scelgono la diagnostica preventiva come via per un corretto restauro.

La generale confusione riguardo alla figura dell’Esperto di Diagnostica e di Scienze e Tecnologie Applicate ai Beni Culturali è bene esemplificata dalla contrapposizione tra la legislazione attuale (la legge Madia , che riconosce tale figura professionale e ne legittima il ruolo, e il Codice degli Appalti Pubblici , in cui si enuncia l’esigenza di analisi diagnostiche), e le indagini dell’ISTAT, ad esempio, che non inserisce il profilo dell’esperto scientifico nella classificazione delle professioni attualmente presenti.

Tale confusione ha reso necessaria la nascita di una realtà associativa che creasse un network tra gli esperti scientifici per i beni culturali e gli altri professionisti del settore che richiedono fortemente la presenza di tale figura (per esempio architetti, archeologi, restauratori, archivisti, ecc.); un “organo” che rappresenti i soli esperti scientifici per i beni culturali, che avesse un’identità precisa e che potesse porsi come rappresentante della categoria professionale in Italia.
L’Associazione Nazionale degli Esperti di Diagnostica e di Scienze e Tecnologie Applicate ai Beni Culturali (ANEDbc) è un’associazione nata dalla risposta questa richiesta e ha come scopo primario la tutela e la valorizzazione della figura professionale. Questi obiettivi comportano non solo azioni politiche e istituzionali (di cui, fortunatamente, si occupano anche altre realtà con scopi affini) ma altresì atti di divulgazione su larga scala delle competenze dell’esperto scientifico per i beni culturali. Infatti, se da un lato la richiesta dell’intervento di questa figura deve essere regolata da una legislazione ad hoc a tutela di una corretta analisi dei materiali che costituiscono i beni culturali, dall’altro è ancora necessario far comprendere l’importanza del supporto che un esperto scientifico può dare alle attività di tutti gli altri operatori del settore, nonché ai committenti, che sono spesso ignari del lavoro necessario per arrivare a una corretta analisi scientifica di un’opera in loro possesso e/o del suo stato conservativo.

Confidiamo nel fatto che la nostra comunità possa crescere ancora di più; il nuovo anno è appena iniziato e le iscrizioni sono nuovamente aperte. Continueremo a lavorare sia sul fronte politico e istituzionale per tutelare della nostra figura, sia collaborando con i diversi operatori del mondo dei beni culturali in modo da incrementare l’interazione già esistente. Per il 2018 sono previste diverse iniziative che comprenderanno sia interviste a esperti del settore, sia conferenze e seminari in cui verrà evidenziato come il connubio tra indagini analitiche, analisi storico-artistiche e restauro permettano l’esecuzione di interventi mirati sui beni, limitando i margini di errore e valorizzandone il risultato per una migliore fruizione. Inoltre l’Associazione provvederà alla pubblicazione di dossier su tematiche attinenti alle scienze applicate ai beni culturali sia con una funzione divulgativa per i “non addetti ai lavori” sia con una funzione di aggiornamento per gli esperti scientifici stessi.
Per ulteriori informazioni sull’Associazione Nazionale degli Esperti di Diagnostica e di Scienze e Tecnologie Applicate ai Beni Culturali (ANEDbc) potete visitare il sito www.diagnostibc.org o mandare una mail all’indirizzo info.anedbc@gmail.com.

Il Consiglio Direttivo di ANEDbc


[1] Legge 22 luglio 2014, n° 110 introdotta nel Codice Urbani 42/2004, art. 9-bis.
[2] DL. 18 Aprile 2016, n. 50, art. 147

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